Amato Lamberti e Giancarlo Siani, maestro e allievo, uniti nella lotta alle camorre per un mondo migliore. Oggi presentazione del libro: ‘Amato Lamberti e Giancarlo Siani – Storia di passioni civili e lotta alle camorre’ edito dalla casa editrice IOD.

Oggi con appuntamento alle ore 17.30 presso la Sala Di Stefano, Palazzo delle Arti di Napoli, Via dei Mille, 60, si presenta il libro ‘Amato Lamberti e Giancarlo Siani – Storia di passioni civili e lotta alle camorre’ edito dalla casa editrice IOD.

Il testo è curato da Nino Daniele, presidente del Premio Nazionale ‘Amato Lamberti’ e indaga attraverso contributi inediti il rapporto speciale che legava Amato Lamberti e Giancarlo Siani, maestro e allievo, uniti nella lotta alle camorre per un mondo migliore.

È la prima presentazione che coincide con i 10 anni della scomparsa di Amato Lamberti.

“Le testimonianze, narrate in queste pagine, di Giuseppe Acocella, Luciano Brancaccio, Roselena Glielmo Lamberti, Francesco Pinto, Paolo Siani, Anna Maria Zaccaria, raccolte e curate da Nino Daniele, nascono dalla volontà di rendere giustizia a un rapporto, quello tra Amato Lamberti e Giancarlo Siani, che ha le sue origini tra i banchi della facoltà di Sociologia dell’Università di Napoli, e nelle redazioni di due straordinarie riviste di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, «Il Lavoro nel Sud» diretta da Francesco Pinto e «l’Osservatorio sulla camorra» della Fondazione Domenico Colasanto della Cisl, diretta dal prof. Amato Lamberti dal 1981 al 1993. Come ricorda Francesco Pinto: «Il mensile “Il Lavoro nel Sud” divenne una fucina di giovani talenti e Giancarlo ebbe subito modo di farsi conoscere, tanto che già nell’estate successiva cominciò a firmare su “Il Mattino” di Napoli».

In queste redazioni, «Il Lavoro nel Sud» e «l’Osservatorio sulla camorra», sono cresciuti bravi cronisti scalzi che hanno ritenuto fosse loro dovere, in quei terribili anni di lotta alla criminalità organizzata e di battaglie sociali, non chiudere gli occhi di fronte alla verità e che si sono trovati in prima linea, non per eroismo, ma perché troppo spesso abbandonati, isolati, messi sotto accusa dal cinismo dei grandi, una maggioranza tutt’altro che silenziosa”.

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